I 60 CD CHE SUGGERISCO

(60 ALBUMS I SUGGEST)

Giulio Palomba



JIMI HENDRIX - Are You Experienced? (Polydor, 1967)

Tre strumenti, tre musicisti eccezionali, una chitarra come protagonista indiscussa e una voce calda e grintosa: tutto questo è Jimi Hendrix nel suo album di esordio. Se non ci credete, ascoltate questo disco pieno di brani che appartengono al mito: "Foxy Lady", "Fire", "Purple Haze", "The Wind Cries Mary" e soprattutto la sempre verde "Hey Joe" (cover di Billy Roberts). (Back)


THE BEATLES - Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (Apple, 1967)

Quando ascolto quest'album ho sempre l'impressione che siamo di fronte al Big Bang della musica che amo; ritengo davvero che Sgt. Pepper's sia il punto di partenza, quindi per me rappresenta l'apice di genialità dei ragazzi di Liverpool: basta ascoltare "With a Little help From My Friends", "Lucy in the Sky with Diamonds", "A day in the Life" o la stessa "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band" (brano che adoro) per capirlo. (Back)


KING CRIMSON - In the Court of the Crimson King (Virgin, 1969)

L'album d'esordio dei King Crimson è composto di sole 5 tracce di vero rock prog creato dal genio del leader Robert Fripp. In quest'opera la voce solista è quella del bassista Gregg Lake che poi fonderà gli Emerson, Lake & Palmer. La mia preferita è "Epitaph", ma segnalo la dolcissima "I Talk to the Wind" e la graffiante "21st Century Schizoid Man", una pallottola sparata dritta al cuore. (Back)


LED ZEPPELIN - Led Zeppelin (Atlantic, 1969)

Questo album segna l'ingresso prepotente del Martello degli Dei nel panorama musicale internazionale. A mio giudizio c'è un mondo prima e dopo questo lavoro e la ragione sta nell'eclettismo della band e nella sua capacità di influenzare diversi musicisti. Questo lavoro contiene un po' di tutto: "Dazed and confused" e "How many more times" danno l'idea dell'enorme potenziale degli Zeppelin, mentre "Good times, bad times" e "Communication breakdown" forse hanno dato i natali all'heavy metal; poi ci sono le ballate come "Your time is gonna come" o "Baby I'm gonna leave you" ed un omaggio al blues di Willie Dixon cone le due cover "I can't quit you baby" e "You shook me". (Back)


LED ZEPPELIN - Led Zeppelin II (Atlantic, 1969)

Probabilmente, se non ci fosse stato questo disco, l'hard rock come lo conosciamo oggi non esisterebbe. Brani come "Whole lotta love" oppure "Heartbreaker" hanno ispirato moltissime band e di sicuro fanno parte della storia della musica. In realtà questo lavoro non ha punti deboli in nessuna delle nove tracce che lo compongono. Tuttavia segnalo con la dolcissima "Thank you" e soprattutto la strumentale "Moby Dick" basata sull'assolo di batteria. (Back)


THE WHO - Tommy (Polydor, 1969)

Concept album particolare che vede come protagonista un bimbo (Tommy) che diviene cieco, muto e sordo per colpa del mondo che lo circonda. Gli Who non sono tecnicamente musicisti sopraffini, ma hanno un'energia e una potenza che ti conquista e quest'album con le sue 24 tracced ne è la prova evidente. Le canzoni più belle a mio parere sono "Pinball Wizard", "Go to the Mirror!", "Sally Simpson" e "Christmas". (Back)


JETHRO TULL - Aqualung (Chrysalis, 1971)

La title-track "Aqualung", "Up to me" e "Locomotive breath" sono tre ottime ragioni per acquistare questo album che mette in collegamento diversi generi come il rock, il prog e il folk. A dire il vero, tutti i brani sono di ottima qualità, dove emergono le qualità di musicisti di primo livello. Consiglio vivamente l'acquisto di una delle ristampe più recenti che, anche se hanno durata molto maggiore, contengono alcune gemme come "Bouree", suite di J.S. Bach che il leader-menestrello Ian Anderson ha riarrangiato per il suo flauto. (Back)


LED ZEPPELIN - Led Zeppelin IV (Atlantic, 1971)

La meravigliosa "Stairway to Heaven" (probabilmente la mia canzone preferita) da sola vale la citazione per questo album, ma le 8 tracce sono tutte di gran valore per un CD da ascoltare tutto d'un fiato. "Black Dog" e "Rock and Roll" sono cavalli di battaglia degli Zeppelin, ma segnalo la ballata "The Battle of Evermore" cantata a 2 voci e "When the Levee Breaks" nel quale lo splendido riff di chitarra di Jimmy Page si fonde con il drumming potente di John Bonham e gli acuti di Robert Plant. (Back)


YES - Fragile (Atlantic, 1971)

Questo album, composto di 9 brani, ha una struttura particolare: 5 canzoni sono personali ed esaltano i singoli strumenti ("We Have Heaven" è un mix di voci tutte cantate da Jon Anderson, in "Mood for a Day" c'è solo la chitarra classica di Steve Howe e in "Cans and Brahms", Rick Wakeman all'organo ripropone Brahms), mentre i restanti 4 sono di gruppo: "Roundabout" è un'apertura perfetta, ma è "Heart of the Sunrise" il capolavoro prog che chiude il CD. (Back)


THE WHO - Who's Next (Polydor, 1971)

Un album decisamente rock, di quelli brevi che si ascoltano tutti d'un fiato, data l'elevata qualità di tutte le tracce. Personalmente, condivido l'opinione diffusa secondo la quale l'hard rock è un genere musicale che si ispira a questo lavoro. Il brano di apertura "Baba O'Riley", quello di chiusura "Won't get fooled again", così come la splendida ballata "Behind blue eyes", sono talmente famosi da essere ormai universalente considerati come dei veri e propri classici. (Back)


DEEP PURPLE - Made in Japan (EMI, 1972)

Questo è l'unico live che inserisco in questa rassegna. Il motivo è duplice: in questo album ci sono tutte le migliori composizioni dei Deep Purple e spesso le versioni dal vivo sono migliori rispetto alle corrispondenti da studio. Questo accade per "Strange Kind of Woman", ma soprattutto per la celeberrima "Smoke on the Water". Made in Japan contiene anche "Child in Time" (senza dubbio il miglior brano dei Deep Purple) e uno stupendo assolo di Ian Paice alla batteria in "The Mule". (Back)


YES - Close to the Edge (Atlantic, 1972)

Un CD, 3 sole canzoni: il primo impatto può risultare difficile, ma la tecnica sopraffina e la capacità compositiva senza eguali degli Yes è esaltata in Close to the Edge. Sinceramente, trovo che la bellezza dei brani non può prescindere dalla loro durata. (Back)


GENESIS - Selling England by the Pound (Charisma, 1973)

Disco riuscitissimo dei Genesis nel quale ogni traccia lascia davvero il segno. L'intro di piano e la parte centrale di "Firth of Fifth", sicuramente uno dei loro brani migliori, rappresentano momenti unici nella storia del rock prog. Da segnalare anche le complesse "The Battle of Epping Forest" e "Dancing with the Moonlight Knight" (con un Peter Gabriel espressivo come non mai), la stupenda "The Cinema Show" e le orecchiabili "I Know What I Like" e "More Fool Me"; in quest'ultima è Phil Collins a cantare, come preludio al futuro abbandono di Gabriel. (Back)


LED ZEPPELIN - Houses of the Holy (Atlantic, 1973)

Un disco, 8 brani, 8 gemme. Si parte alla grande con le chitarre e il drumming potente di "The Song Remains the Same" per poi passare alle atmosfere rilassate di "The Rain Song" dove emergono un bellissimo arpeggio di chitarra, il mellotron e la voce di Robert Plant. Questo disco include anche "No Quarter", a mio parere una delle composizioni più particolari e riuscite degli Zeppelin, la potente "The Ocean" e "D'yer Mak'er", unico brano reggae della loro produzione. (Back)


PINK FLOYD - The Dark Side of the Moon (Harvest, 1973)

Quando un album resta nelle chart per più di 20 anni negli USA, compie 30 anni e le vendite si impennano di nuovo, sicuramente qualcosa di magico ce l'ha. È il grande capolavoro dei Pink Floyd che negli ultimi tour addirittura lo riproponevano per intero. Concept album con suoni talmente ricercati che sembra incredibile abbia la mia età. Le canzoni sono tutte splendide e vanno rigorosamente ascoltate nell'ordine del CD per non interrompere la magia. Esempi? "Breathe", "Time", "The Great Gig in the Sky", "Money", "Us and Them"... (Back)


DEEP PURPLE - Burn (Purple Records, 1974)

Questo è il primo lavoro della Mark III, la formazione nella quale esordiscono David Coverdale alla voce e Glenn Hughes al basso rispettivamente al posto di Ian Gillan e Roger Glover, elementi che avevano decisamente contribuito ai fasti precedenti del gruppo. I nuovi se la cavano egregiamente, tanto da contribuire ad un lavoro in cui non ci sono punti deboli. Scegliere i brani migliori è piuttosto complicato. Mi limito nel dire che "Burn" e "Mistreated" possono essere rappresentativi su come sia possibile miscelare sapientemente hard rock e prog, mentre "Might just take your life" è l'ennesima prova dell'abilità di Jon Lord agli organi. (Back)


GENESIS - The Lamb Lies Down on Broadway (Virgin, 1974)

Considero questo concept album doppio come una pietra miliare sia del prog, sia degli anni 70. Caratterizzato da suoni ben curati (c'è lo zampino di Brian Eno), dalla solita tecnica impeccabile dei Genesis e dai testi ispiratissimi di un Peter Gabriel che a breve avrebbe poi lasciato la band, questo lavoro contiene una quantità incredibile di brani memorabili. Non vorrei dilungarmi, ma qui c'è tanto prog come nella title track, in "In the cage" oppure in "The lamia"; oppure ci si potrebbe accontentare di altri brani memorabili dalla struttura più semplice, come "The carpet crawlers", "The grand parade of lifeless packaging", "Lilywhite Lilith" o "In the rapids". Può bastare? (Back)


PINK FLOYD - Wish You Were Here (Harvest, 1975)

Non è il miglior disco dei Pink Floyd, ma ciò non toglie che sia un grande disco. "Shine on You Crazy Diamond" e "Wish You Were Here" da sole bastano per spiegare la presenza di questo CD. Gli altri due brani presenti, "Welcome to the machine" e "Have a cigar" cantata da Roy Harper, sono comunque godibilissimi. Wish You Were Here rappresenta idealmente il testamento del gruppo perché negli anni seguenti il bassista Roger Waters ne prenderà l'assoluto comando. (Back)


GENESIS - A Trick of the Tail (Charisma, 1976)

Peter Gabriel se ne è appena andato, ma i Genesis tirano fuori un disco indimenticabile sostituendolo alla voce solista con il batterista Phil Collins; "Dance on a Volcano", "Entangled", "Mad Man Moon" sono grandi pezzi, ma i miei preferiti restano "Squonk", una fiaba a suon di rock, "Ripples", dolcissimo brano dal ritornello orecchiabile e "Los Endos", una sorta di collage strumentale delle canzoni presenti nel CD arricchita dalla presenza di due batterie. (Back)


RUSH - A Farewell to Kings (Mercury, 1977)

Siamo di fronte a tre mostri di bravura nella loro performance migliore: A Farewell to Kings è un album che mette in risalto la capacità compositiva e soprattutto quella tecnica dei vari Geddy Lee (voce, basso e tastiere), Alex Lifeson (chitarre) e Neil Peart (percussioni). Il CD è composto di sole 5 tracce, tutte di altissimo livello ed è per questo motivo lo ritengo uno dei migliori dischi di rock anni 70. Il vero capolavoro musicale è "Xanadu", ispirata dal poema "Kubla Khan" di Samuel T. Coleridge. (Back)


YES - Going for the One (Atlantic, 1977)

Disco incredibile per tecnica, suoni, arrangiamenti e varietà della musica. Quest'album racchiude un po' tutta l'essenza dello stile degli Yes; ci sono in tutto 5 tracce e ognuna di esse è indimenticabile: si parte col rock tutto chitarre e voci di "Going for the One" per poi rilassarsi con la morbida "Turn of the Century". L'organo da chiesa introduce ed è protagonista di un grande assolo in "Parallels", mentre la canzone "Wonderous Stories" ha quell'anima commerciale che nel CD funziona benissimo. Infine c'è la suite "Awaken" vero pezzo in stile-Yes, nel quale la voce di Jon Anderson e gli organi di Rick Wakeman lasciano senza fiato. (Back)


PINK FLOYD - The Wall (Harvest, 1979)

Il concept album più riuscito della storia del rock, tanto che Alan Parker ci ha fatto un film nel 1981. Anche se si configura come un'opera di Roger Waters (il gruppo si stava sfasciando), The Wall rappresenta una pietra miliare della musica destinata a rimanere nel tempo. Le 26 canzoni (2 CD) sono consecutive e parlano dell'alienazione di una rockstar: "Another Brick in the Wall (parte 2)" la conoscono tutti, mentre "In the Flesh", "Run Like Hell" e "Mother" sono pezzi indimenticabili. Una menzione particolare a "Comfortably Numb" e soprattutto all'assolo di chitarra finale di un ispirato David Gilmour. (Back)


VAN HALEN - Van Halen (Warner Bros, 1979)

33 minuti circa di vero rock energico e sanguigno con canzoni brevi, dotate di riff travolgenti e assolo rivoluzionari per i tempi. È così che Edward Van Halen si impone all'attenzione mondiale (basta ascoltare "Eruption" e tutto diventa chiaro!). La particolare voce e la nomina di "animale da palco" di David Lee Roth completano il quadro. "Runnin' with the Devil", "Atomic Punk" e la cover dei Kinks "You Really Got Me" sono i piatti forti. Infine, aggiungo che il riff di chitarra in "I ain't Talkin' 'Bout Love" sia uno dei più belli mai suonati nella storia del rock. (Back)


AC/DC - Back in Black (Columbia, 1980)

Per chi ama le sonorità dure ed essenziali, questo album rappresenta un punto di partenza necessario. Gli AC/DC non sono una band dotata di gran tecnica, ma di sicuro ha un suono riconoscibile e su questo ha costruito il suo solido successo negli anni. A mio giudizio Back in black incarna alla perfezione lo stile del gruppo: tanta energia, chitarre in evidenza e voce graffiente di Brian Johnson. Per la cronaca, i grandi successi "Hells bells", "Shoot to thrill", "Back in black" e "You shook me all night long" sono in questo disco. (Back)


Ozzy Osbourne - Blizzard of Ozz (Jet Records, 1980)

Blizzard of Ozz è la risposta alla domanda se sia possibile miscelare hard rock, tastiere, ballate, una venatura di anni 70 ed una spolverata di anni 80. È l'album di esordio del mangiapipistrelli Ozzy Osbourne il quale propone brani decisamente meno cupi rispetto allo stile dei Black Sabbath da cui proviene. Ottimo l'apporto dei musicisti tra i quali spicca il compianto chitarrista Randy Rhoads. L'unico difetto sono le sonorità, ancora troppo grezze, forse legate ai trascorsi del cantante. I pezzi forti sono "Suicide solution", "Mr. Crowley" con il suo celebre intro di tastiere, nonché le ballate "Goodbye to romance" e "Revelation". (Back)


QUEEN - Greatest Hits (EMI, 1981)

Ho inserito questo Greatest Hits perché ritengo i Queen un gruppo importante nel panorama rock e in quello relativo ai miei gusti. Aggiungo però che l'ecletticità di questo gruppo ha dato vita a canzoni favolose come "Bohemian Rhapsody" o "Somebody to Love" e a cadute come "Radio Ga Ga". Inserendo quest'album rendo giustizia ad un complesso e al suo frontman capaci ancora oggi di farci sognare. (Back)


RUSH - Moving Pictures (Mercury, 1981)

Questo album è uno dei più rappresentativi per illustrare la transizione dal prog anni 70 al rock degli anni 80 con strutture più semplici e con l'uso del sintetizzatore. I Rush si affacciano al nuovo decennio adeguandosi a questa tendenza generale, ma sfornano un album contenente 7 tracce di altissimo livello. "Tom Sawyer" e "Witch hunt" fanno pensare che il rock anni 80 non dovrebbe essere poi così male, mentre la strumentale "YYZ" ricorda chi sono (tecnicamente) i Rush. Da segnalare la chiusura con "Vital signs", ma soprattutto "Limelight", a mio giudizio uno dei pezzi migliori nella storia del trio canadese. (Back)


ALAN PARSONS PROJECT - Eye in the Sky (Arista, 1982)

Personalmente considero questo album come il confine tra il rock progressive ormai morto e il pop-rock elettronico che arriverà a breve. Ok, il binomio "Sirius/Eye in the sky" lo conoscono tutti ed è un classico, ma quello che si dovrebbe riconoscere è che questo lavoro rappresenta la sublimazione commerciale per una carriera fatta di belle composizioni, melodie memorabili e ricerca dei suoni giusti. In questo album non ci sono tracce deboli, anzi ci sono veri e propri capolavori come "Psicobabble" e "Silence and I" che strizzano l'occhio al prog anni 70, come la strumentale "Mammagamma" oppure la meravigliosa ballata "Old and wise". (Back)


DIRE STRAITS - Love Over Gold (Vertigo, 1982)

Ho inserito questo album fondamentalmente per una canzone che ritengo essere un vero e proprio capolavoro degli anni 80: "Telegraph Road" è un brano di 14 minuti che apre il CD, dotato di un bellissimo intro di piano e un finale in crescendo con un assolo di Mark Knopfler. Il CD contiene anche "Private Investigations" e "Love Over Gold", due canzoni importanti all'interno della produzione dei Dire Straits. (Back)


IRON MAIDEN - The Number of the Beast (EMI, 1982)

Se ami l'heavy metal, ami questo album; puoi amare questo album anche se non ami particarmente l'heavy metal. Qui c'è tutta l'essenza dei primi Maiden: chitarre che duellano, basso e batteria che corrono veloci, Bruce Dickinson che è appena entrato nella band e vuole far capire al mondo chi è. L'accoppiata "The number of beast" e "Run to the hills" è nota a tutti i 'metallari', ma io segnalo "The prisoner", la spendida ballata "Children of the damned" e l'immortale "Hallowed be thy name". (Back)


MARILLION - Script for a Jester's Tear (EMI, 1983)

Grande album di debutto per uno dei miei gruppi preferiti che purtroppo non ha mai avuto il successo di pubblico che merita. Script for a Jester's Tear è un album maturo, ottimamente suonato che pone alla ribalta la voce metallica e la personalità di Fish, cantante in grado anche di recitare le proprie canzoni. "Script for a Jester's Tear", "He Knows You Know", "Garden Party" e "Forgotten Sons" sono capolavori in un disco senza punti deboli. (Back)


THE POLICE - Synchronicity (A & M Records, 1983)

Innanzi tutto ho scelto questo disco perché è quello più rock della ristretta produzione dei Police e non reggae-veloce come i precedenti. Aggiungo anche che le 11 tracce sono davvero tutte da ascoltare. Il ritmo frenetico scatenato da "Synchronicity I" e il rock martellante di "Synchronicity II", lo swing di "Murder by Numbers", le atmosfere di "King of Pain" e "Wrapped Around Your Finger" sono indimenticabili. Infine c'è "Every Breath You Take" e la conoscono davvero tutti! (Back)


METALLICA - Ride the lightning (Vertigo, 1984)

Se è vero che i Metallica rappresentano uno dei gruppi più importanti del panorama hard rock and heavy metal, non si può prescindere da questo album. Ci sono 8 brani, da ascoltare tutti d'un fiato, tra i quali segnalo "For whom the bell tolls", "Escape", "Creeping death", la strumentale "The call of Ktulu" e infine "Fade to black", a mio modesto avviso una delle canzoni più belle mai composte da un gruppo metal. Insieme al successivo "Master of puppets", questo album si differenzia decisamente da quello di esordio e da tutti i successivi, lavori decisamente più raffinati. Mi piace pensare che chi apprezza "Ride the lightning" ami i veri Metallica, mentre chi predilige gli album successivi (specialmente il black album omonimo) probabilmente ama ciò che i Metallica sono diventati nel tempo. (Back)


DIRE STRAITS - Brother in Arms (Vertigo, 1982)

Questo album lo ritengo davvero rappresentativo del rock anni 80 ben suonato che però strizza l'occhio al pop. Attenzione, stiamo parlando dei Dire Straits, quindi la qualità della musica non può essere messa in discussione. In questo lavoro ci sono nove tracce, tutte bellissime e spesso piuttosto famose. Alcuni titoli? "So far away", "Walk of life" e soprattutto "Money for nothing", celebre per il suo riff di chitarra, composta ed eseguita con Sting. Vorrei però segnalare anche la dolcissima "Brothers in arms" e "Your latest trick", interamente costruita intorno ad un morbido giro di sax. (Back)


MARILLION - Misplaced Childhood (EMI, 1985)

La capacità di raccontare una storia complessa attraverso alcune canzoni, la qualità della musica e dei musicisti, l'espressività del cantante (Fish) fanno di quest'album un opera da possedere assolutamente. "Kayleigh" e "Lavender" sono i brani più noti del disco e probabilmente di tutta la produzione dei Marillion, ma non sono gli unici degni di nota in questo contesto: "Heart of Lothian" suonata in 7/8 e in 5/8, il riff arpeggiato di "Childhood's End" e la splendida "Blind Curve" (in 5 parti) generano quell'atmosfera che solo i grandi lavori sanno creare. (Back)


BON JOVI - Slippery When Wet (PolyGram, 1986)

Anche se Bon Jovi non è autore di una musica ricercata e la struttura delle sue composizioni è piuttosto semplice, ritengo che Slippery When Wet sia un disco da avere in quanto contiene diverse belle canzoni. In più, quest'album ha avuto il merito di avvicinare il pubblico al rock americano. "You Give Love a Bad Name", "Livin' on a Prayer" e la sdolcinata "Never Say Goodbye" sono brani famosi e non mi soffermo; meno conosciuta è senza dubbio "Let It Rock", sicuramente un brano di grande impatto. La canzone che preferisco è "Wanted Dead or Alive", dal vago sapore western, ancora oggi mi fa sognare. (Back)


PETER GABRIEL - So (Virgin, 1986)

Ladies & Gentlemen, ecco a voi un grande cantante e musicista; la sua musica fonde melodia, tecnica, ricerca delle sonorità più particolari senza disdegnare l'elettronica e il programming. L'album So racchiude tutto questo, basta ascolare brani come "Big Time", "In Your Eyes" (con Youssou N'Dour) o la mitica "Sledgehammer", famosa soprattutto per il video. Il duetto con Kate Bush "Don't Give Up" trasmette una dolcezza infinita, mentre "Red Rain", a mio parere il brano più riuscito, presenta cambi di intensità che danno proprio la sensazione di una pioggia che diventa battente e poi si placa. (Back)


IRON MAIDEN - Somewhere in Time (EMI, 1986)

Mescolando adeguatamente l'heavy metal con le chitarre synth e con le tastiere esce fuori Somewhere in Time; quest'album ha segnato il cambio di rotta di un gruppo storico del metal e forse anche il definitivo declino del genere, facendo storcere il naso ai fans storici. Il disco ha però avuto un grande successo di pubblico e ancora oggi brani come "Wasted Years" o "Stranger in a Strange Land" mi danno i brividi. La mia preferita è "Alexander the Great", il contributo epico del bassista-leader Steve Harris. (Back)


GUNS N' ROSES - Appetite for Destruction (Geffen, 1987)

Senza dubbio uno dei migliori album d'esordio per quanto riguarda una formazione che suona hard rock; la voce di Axl e la chitarra urlante di Slash costituiscono il marchio di fabbrica dei Guns. L'impatto con "Welcome to the Jungle" ed "It's So Easy" sono di quelli che non dimentichi, poi tutto il CD scorre in maniera energica e senza cali di tensione. "Rocket Queen" e "Paradise City" ancora oggi mi scuotono. Una menzione particolare va a "Sweet Child o' Mine", uno dei più bei riff di chitarra di tutti i tempi. (Back)


MARILLION - Clutching at Straws (EMI, 1987)

Cosa posso farci se adoro tutta la produzione dei Marillion con Fish alla voce? Questo è l'album di addio del cantante scozzese, un concept album, ed è un lavoro pazzesco. Per apprezzarlo al 100%, bisogna ascoltarlo tutto d'un fiato, quindi non ci sono punti deboli. A mio giudizio il singolo "Incommunicado" è l'unica debolezza commerciale. Per il resto la tracklist è densa di brani memorabili. Facendo un torto agli altri, ne cito solo alcuni: "Warm wet circles", "Torch song", "Slàinte mhath" e "The last straw". Infine voglio segnalare la meravigliosa "Sugar mice"...melodica, struggente, indimenticabile, in pieno stile Marillion. (Back)


U2 - The Joshua Tree (Island, 1987)

Già alle prime note di tastiera in "When the Streets Have No Name" intuisci che stai ascoltando una cosa speciale, ma quando attacca la chitarra di The Edge ti immergi in un disco leggendario. "I Still Haven't Found What I'm Looking For", "With or Without You", "Bullet the Blue Sky", "Red Hill Mining Town", dipendesse da me elencherei tutte le tracce! La cura nella scelta dei suoni e l'uso sapiente della chitarra synth fanno di questo disco una pietra miliare del rock anni 80: ascoltate ad esempio il riff di "In God's Country" e ve ne renderete subito conto. (Back)


WHITESNAKE - 1987 (EMI, 1987)

Confesso che ho acquistato 1987 perché ne ho sentito parlare bene. Mi sono fidato dei commenti e delle recensioni poi, già dal primo ascolto, ho capito di aver fatto una cosa giusta. La bellezza dell'album resiste intatta anche dopo diverso tempo perché i suoni sono moderni e ben curati, perché la musica appartiene a quell'hard rock che non ti stufa mai, perché David Coverdale è davvero un ottimo cantante. Le ballate "Here I go again" e "Is this love" sono brani piuttosto famosi, ma i veri Whitesnake sono quelli di "Crying in the rain" e soprattutto "Still of the night". Consigliata l'edizione con i brani "Looking for love" e "You're gonna break my heart again". (Back)


QUEENSRŸCHE - Operation: Mindcrime (EMI, 1988)

Questo concept album va ascoltato d'un fiato, non c'è alternativa. La cruda storia che racconta si sviluppa in un'incalzante commistione tra musica e parole dove spiccano i vocalizzi di Tate e le chitarre di DeGarmo. Segnalo tra tutte "Suite sister Mary" e "Eyes of a stranger", ma tutti brani sono splendidi, compresi quelli più brevi che un po' fanno da collante all'interno dell'opera. Questo disco rende giustizia ad un gruppo troppo spesso sottovalutato nonostante sia un pioniere delle commistioni tra hard rock e progressive. (Back)


DAVID LEE ROTH - Skyscraper (Warner Bros, 1988)

L'ex cantante dei Van Halen mette in piedi un sodalizio artistico con il grandissimo chitarrista Steve Vai, si circonda di musicisti di prim'ordine e sforna due album pazzeschi; consiglio Skyscraper poiché lo ritengo più maturo rispetto al precedente Eat 'em and Smile. Data l'elevata qualità della musica proposta i brani sono tutti stupendi e segnalo "Skyscraper" per gli effetti vocali, "Just like paradise" per la riuscita commistione pop/rock, "Damn Good" per l'incredibile arpeggio con l'acustica, e infine "Hot Dog and a Shake" contenente uno strabiliante assolo di chitarra. Esistono anche versioni di questo CD contenenti le cover anni 60 di "California Girls" e "Just a Gigolo/I Ain't Got Nobody". (Back)


SIMPLE MINDS - Street Fighting Years (Virgin, 1989)

Album della maturità per lo storico gruppo anni 80 che dispone una sequenza di brani con ottimi arrangiamenti ed idee musicali accompagnati dalla voce sempre calda del leader Jim Kerr. I singoli estratti sono "This Is Your Land" e "Mandela Day" (con un cameo di Lou Reed); "Street Fighting Years" è un'ottima apertura per questo CD che include anche "Kick It In", canzone basata sui virtuosismi tra i tamburi da parte di Manu Katché. Il pezzo forte è "Belfast Child", canzone popolare riarrangiata in un crescendo trascinante. (Back)


JANE'S ADDICTION - Ritual de lo Habitual (Warner Bros, 1990)

Un cantante bizzarro e pieno di idee (Perry Farrell), un chitarrista velocissimo (Dave Navarro) e un batterista molto versatile (Stephen Perkins) sono gli elementi distintivi dei Jane's Addiction, un gruppo vissuto tra gli anni 80 e 90. Questo disco va acquistato senza riserve. E' sostanzialmente diviso in due blocchi: le prime 5 tracce sono una miscela di rock e funk, mentre le restanti 4 sono brani più melodici ed elaborati. Del primo blocco consiglio il singolo "Been Caught Stealing" e l'energica e super-tecnica "Stop!", del secondo blocco la rilassante "Then She Did..." e il capolavoro assoluto "Three Days". (Back)


QUEENSRŸCHE - Empire (EMI, 1990)

Capisco che tutto sommato i Queensrÿche sono un gruppo piuttosto marginale nel panorama rock, ma questo album va comprato per la ragione più ovvia: è strepitoso! I musicisti sono tutti in forma eccellente (soprattutto il duo DeGarmo-Tate), mentre le composizioni sono tutte di grande qualità. L'inserimento di arrangiamenti con tastiere e strumenti acustici sono sempre atti coraggiosi per una band che suona hard rock, ma in questo caso il risultato è travolgente, allo stesso tempo duro ed orecchiabile, diretto ed elaborato, anticipando in una qualche maniera quello che accadrà negli anni 90. Scegliere i pezzi migliori è difficile: direi che "Best I can" con le sue tastiere dà il giusto impatto iniziale, così come "Anybody listening?" rappresenta una degna chiusura. Ma il vero capolavoro è senza dubbio "Silent lucidity", basta il primo ascolto per capire il perché... (Back)


GUNS N' ROSES - Use Your Illusion II (Geffen, 1991)

Perché Use Your Illusion II invece di Use Your Illusion I? Semplice, in questo CD non ci sono punti deboli, nell'altro sì e poi quest'album ha un'anima meno heavy metal e questo apre la porta a composizioni più complesse e ad un uso maggiore di strumenti acustici. Brani come "Civil War", "Breakdown" o "Estranged" (3 veri capolavori) confermano la mia affermazione. Molto ricercate sono anche le canzoni "14 Years", "Yesterdays" o "So Fine", sicuramente di più facile approccio, come la cover "Knockin' on Heaven's Door". C'è anche una versione di "Don't Cry" nella quale cambia solo il testo rispetto a quella originale. Tutto il resto è rock, quello dei Guns. (Back)


LENNY KRAVITZ - Mama Said (Virgin, 1991)

Lenny Kravitz è un vero musicista polistrumentista poiché, salvo poche eccezioni, compone musica e testi da sé e soprattutto suona chitarre, basso, tastiere e batteria nei suoi brani. Naturalmente il pezzo migliore è la voce, ma questo lo sanno tutti. Mama said è il suo secondo album, un vero gioiello. Il mio brano preferito è "Fields of Joy", canzone romantica dall'anima rock. L'assolo di chitarra è suonato da Slash (Guns n' Roses), così come nell'energica e trascinante "Always on the Run". La dolcezza di "Stand By My Woman" e "Flowers for Zoe", la grinta di "All I Ever Wanted" e l'ironia di "What the ... Are We Saying?" fanno il resto. (Back)


METALLICA - Metallica (Epic, 1991)

Consiglio fortemente il Black Album per due motivi: in primo luogo, personalmente ci vedo un'evoluzione del gruppo rispetto ai precedenti lavori e in secondo luogo ritengo che non si possa vivere senza poter ascoltare a piacimento le ballate "The unforgiven" e "Nothing else matters". Detto questo, l'album contiene anche "Sad but true", "Wherever I may roam" e "Don't tread on me" che hanno decisamente il suono che ti aspetti dai Metallica. Infine c'è anche "Enter sandman", ormai un classico della band e del rock anni 90. (Back)


NIRVANA - Nevermind (GED, 1991)

Devo ammettere che consiglio Nevermind non tanto per la musica dei Nirvana, bensì perché questo album segna l'inizio del grunge, ovvero di un nuovo modo di fare rock. A dire il vero il disco è assolutamente godibile perché ci sono diverse tracce che ormai sono talmente conosciute che hanno reso immortali la band ed il suo leader Kurt Kobain, come "Smells Like Teen Spirit", "In bloom", "Come as You Are", "Lithium", "Polly" o "Something in the Way". (Back)


PEARL JAM - Ten (Epic, 1991)

I Pearl Jam hanno fatto dischi bellissimi e soprattutto hanno sempre rinnovato la loro musica. Ten è il loro album d'esordio ed è uno dei lavori che hanno dato inizio al "Movimento di Seattle", un disco di rock sanguigno che però contiene anche splendide ballate (la grandissima "Black" su tutte). Il trio iniziale "Once", "Even Flow" e soprattutto "Alive" non si dimenticano facilmente, così come "Jeremy" o "Garden". Tante chitarre, un tocco di grunge e la voce sempre calda di Eddie Vedder. (Back)


RED HOT CHILI PEPPERS - Blood Sugar Sex Magik (Warner Bros, 1991)

Il vero capolavoro rock degli anni 90. Energia, vitalità, tecnica, melodia, rock, funky e rap: tutto questo è Blood Sugar Sex Magik. Ricordo ancora l'impatto cha ha avuto su di me la prima volta che l'ho ascoltato. Devastante! "Breaking the Girl", "Suck My Kiss", "Give It Away", "The Greeting Song" solo per citarne alcune. E poi non dimentichiamo la dolcezza e l'intensità di "Under the Bridge", un brano che sicuramente resterà immortale. (Back)


U2 - Achtung Baby (Island, 1991)

Suoni particolarissimi e tecnologia imperante per il lavoro successivo a The Joshua Tree; c'era una grande aspettativa su questo lavoro e gli U2 non deludono. Grande musica, grandi idee, grandi suoni che si accompagnano anche ad un drastico cambio nel look del gruppo. "Until the End of the World" (colonna sonora dell'omonimo film di Wim Wenders), "Who's Gonna Ride Your Wild Horses", "The Fly", la tecnologica "Mysterious Way" sono solo alcune delle tracce note al grande pubblico. E poi c'è anche "One"... (Back)


DREAM THEATER - Images and Words (Atco, 1992)

Dal punto di vista tecnico i Dream Theater sono un gruppo pazzesco, ma spesso sono un po' innamorati di sé stessi e imbottiscono troppo le loro canzoni di fraseggi e tecnicismi vari. In questo CD le caratteristiche del gruppo emergono all'interno di una musica accessibile e di grandissimo livello: "Pull Me Under" è l'esempio più lampante di come si possano coniugare alla perfezione abilità individuale, rock e melodia. Semplicemente unica. Altri brani da prendere in considerazione sono la dolcissima "Another Day" (con sassofono) e la futuristica "Metropolis". (Back)


EXTREME - III Sides to Every Story (A & M Records, 1992)

No, qui non c'è "More Than Words", ma il CD è il capolavoro degli Extreme, un gruppo durato poco con un gran cantante (Gary Cherone) e con un chitarrista-tastierista virtuoso ed abilissimo (Nuno Bettencourt). III sides è diviso in 3 parti: "Yours" (tracce 1-6) è hard rock con contaminazioni di archi, fiati, rap e sermoni, "Mine" (tracce 7-11) è melodia di tastiere, chitarre acustiche e piano, "The Truth" consiste in "Everything Under the Sun" (traccia 12), brano di quasi 22 minuti anch'esso diviso in tre parti e con arrangiamenti per orchestra da brividi. Purtroppo "Don't Leave Me Alone", canzone romantica con pianoforti e tastiere in evidenza, è contenuta solo nei vinili e nelle cassette, ma non nel CD. Brani da ricordare: "Rest in Peace", "Cupid's Dead" e "Seven Sundays". (Back)


PETER GABRIEL - Us (Virgin, 1992)

Passano 6 anni da So, ma Peter Gabriel sforna un altro CD indimenticabile con la sua world music e ai suoi fedeli musicisti di sempre (David Rhodes alle chitarre e Tony Levin al basso). Impreziosito dalla collaborazione con Sinead O'Connor nella dolcissima "Blood of Eden", ma soprattutto nell'energica "Come Talk to Me", Us si avvale di capolavori come "Digging in the Dirt" e "Secret World", ma soprattutto di "Steam" un trionfo per l'arrangigliamento degli strumenti a fiato. (Back)


R.E.M. - Automatic for the People (Warner Bros, 1993)

Album da brividi per questo gruppo che fa della melodia e della voce versatile di Michael Stipe i suoi tratti caratteristici. Ho comprato il CD dopo aver ascoltando "Drive" in TV, una ballata con chitarra acustica e voce molto morbide. "The Sidewinter Sleeps Tonite" e "Man on the Moon" sono altri singoli estratti e conosciuti al grande pubblico così come "Everybody Hurts", un brano ancora oggi molto gettonato dalle radio per la sua dolcezza. "Sweetness Follows" (colonna sonora di "Vanilla Sky", Cameron Crowe), "Find the River" e soprattutto "Nightswimming" sono canzoni da tenere a mente. (Back)


STING - Ten Summoner's Tales (A & M Records, 1993)

È il disco di Sting che preferisco perché ha l'effetto di piacermi sempre di più ogni volta che decido di ascoltarlo. Tecnicamente è un disco favoloso, infatti musicisti come lo stesso Sting (basso), Dominic Miller (chitarre), David Sancious (tastiere) e Vinnie Colaiuta (batteria) difficilmente li trovi tutti insieme. "If I Ever Lose My Faith in You", "Shape of My Heart" e "Fields of Gold" sono famosissime, ma voglio segnalare anche "It's Probably Me" scritta con Michael Kamen ed Eric Clapton, e la geniale "Seven Days" suonata in 5/8. (Back)


MARILLION - Brave (EMI, 1994)

Senza dubbio il migliore album dei Marillion dell'era Hogart, cantante dalla voce potente e cristallina che ha rimpiazzato Fish. Brave è un concept album sulla disperazione di una ragazza vittima di violenze domestiche e da parte della società. Difficile scegliere i brani migliori all'interno di un'opera riuscita alla perfezione. Consiglio perciò "Living With the Big Lie", "Goodbye to All That", "Alone Again in the Lap of Luxury" e "The Great Escape" dove la voce di Steve Hogart emerge prepotentemente. (Back)


RADIOHEAD - Ok Computer (Parlophone, 1997)

Scopro i Radiohead su MTV con "Paranoid Android" e penso che quel brano stupendo è troppo complesso per farci un video! L'album si intitola Ok Computer e lo compro quasi a scatola chiusa. Le 12 canzoni sono tutte bellissime e la voce sofferente e malinconica di Thom Yorke ti entra subito nella testa e nel cuore. "Karma Police" è ormai un classico, ma anche "Airbag", "Lucky", "No surprises" (video claustrofobico) e "Climbing Up the Walls" sono indimenticabili. (Back)


LENNY KRAVITZ - 5 (Virgin, 1998)

Lavoro riuscitissimo per Lenny Kravitz, soprattutto se si considera la ristampa con le tracce aggiuntive "American Woman" e "Without You". L'album presenta altre 13 tracce per più di un'ora di musica senza cedimenti; l'impatto di "Live" con i suoi fiati è devastante per un album pieno di hits a partire da "If You Can't Say No", fino a "I Belong To You", "Thinking of You", che Lenny dedica alla madre scomparsa, e a "Fly Away", brano che letteralmente ti trascina a ballare. Meravigliose sono anche le canzoni più complesse "Little Girl's Eyes" e "Can We Find a Reason?". (Back)


DREAM THEATER - Metropolis 2: Scenes from a Memory (Elektra, 1999)

Anche i Dream Theater non hanno resistito al fascino del concept album e il risultato è un capolavoro. Naturalmente c'è di tutto e di più: ci sono sì complessità, tecnicismi, e quei riff di chitarre e tastiera propri della band, ma ci anche sono due elementi che danno un valore aggiunto all'opera: da un lato una storia coinvolgente che si sviluppa tra psicoterapia, reincarnazione e karma, e dall'altro l'inserimento di brani di "normale" durata con struttura semplice che i Dream Theater scrivono maledettamente bene. Esempi? Le ballate "Through her eyes" e "The spirit carries on" sono indimenticabili. (Back)


BEN HARPER - Burn to Shine (Virgin, 1999)

Ritengo Ben Harper un vero genio della musica e tutta la sua produzione merita assolutamente di essere ascoltata. In più l'accompagnamento dei fedelissimi Innocent Criminals garantisce una base tecnica molto solida per la sua musica. Ho scelto Burn to Shine essenzialmente perché è un album che si ascolta tutto d'un fiato e perché contiene "The Woman in You", un pezzo dove la voce di Ben Harper mi manda fuori di testa. "Burn To Shine" e "Steal My Kisses" sono due pezzi molto allegri ed orecchiabili, mentre "Alone" e "Please Bleed" sono sicuramente molto interessanti. Il rock cattivo di "Forgiven" dà l'idea dell'eclettismo di questo artista. (Back)


PORCUPINE TREE - Stupid Dream (Transmission 21.1, 1999)

Già il riff iniziale di "Even Less" ti fa capire che stai per ascoltare un grande lavoro; in sequenza arrivano poi il singolo "Piano Lessons", l'acustica "Pure narcotic", il groove di "Slave Called Shiver" e il prog di "Don't Hate Me". Continuando l'ascolto il livello del disco resta alto e qui mi limito a segnalare la splendida ballad "A Smart Kid". Considero questo lavoro pubblicato a ridosso del nuovo millennio come l'ideale spartiacque della carriera dei Porcupine Tree che da qui in poi svolterà decisamente verso il rock. (Back)


RED HOT CHILI PEPPERS - Californication (Warner Bros, 1999)

Questo CD ha consacrato i Red Hot Chili Peppers e soprattutto li ha imposti al grande pubblico. Il merito di Californication sta nel fatto che l'azzeccata campagna commerciale del prodotto non ha snaturato le idee funky-rock di questo gruppo. La scelta dei singoli "Scar Tissue", "Around The World" e "Otherside" è la dimostrazione che si possono vendere dischi anche con sonorità dure ed essenziali, purché ci sia qualità. Il brano "Californication" (la mia preferita), ballata sui vizi di L.A., è uscita successivamente e ha reso questo disco immortale. Altre canzoni importanti sono "Savior" e "Road Trippin'". (Back)


SANTANA - Supernatural (Arista, 2000)

Disco pluridecorato per il ritorno di uno dei mostri sacri della musica: il grande chitarrista Carlos Santana. I singoli "Smooth" (con Rob Thomas) e "Corazon Espinado" (con i Manà) fanno da apripista per un lavoro che ormai è leggenda. Numerose le collaborazioni prestigiose che fanno di questo disco una specie di evento (Eric Clapton, Eagle Eye Cherry, Dave Matthews solo per citarne alcuni). "De la Yaleo", "Put Your Lights On", "Wishing it Was" e "Primavera" sono le mie preferite. (Back)


THE BEATLES - 1 (Parlophone, 2000)

Questa raccolta dei numeri 1 dei Beatles è il meglio che mi viene in mente per avere all'interno di un unico album quello che reputo il Big Bang della musica che amo. Il quartetto di Liverpool, piaccia o non piaccia, rappresenta l'inizio di tutto e bisogna dargli il giusto riconoscimento. Magari è strano dover aspettare il 2000 per avere una collezione di canzoni scritte fino al 1970, ma quasi tutte sono essenziali all'interno della discografia di un vero rocker. Esempi? Non servirebbero, ma direi che "Come Together", "Let It Be", "Hey Jude", "Ticket to Ride" o "The Long and Winding Road" bastano per far capire il concetto. (Back)


U2 - All That You Can't Leave Behind (Island, 2000)

Riscatto degli U2 dopo alcuni anni di appannamento; 11 tracce ben congegnate tanto che questo lavoro sostanzialmente non presenta punti deboli. Il pubblico poi ha fatto il resto dato che "Beautiful Day", "Stuck in a moment...", "Elevation" e "Walk On" sono stati singoli fortunatissimi. Personalmente ritengo molto belle "When I Look at the World" e soprattutto "Kite" con i suoi violini imperanti. Esistono versioni di quest'album che contengono extra "The Ground Beneath Her Feet" tratta dalla colonna sonora di "Million Dollar Hotel" (Wim Wenders) con testo scritto da Salman Rushdie (Versetti Satanici). (Back)


COLDPLAY - A Rush of Blood to the Head (Parlophone, 2002)

Secondo album dei Coldplay che a mio avviso surclassa il felicissimo esordio di Parachutes; la ragione sta nel fatto che troppe canzoni sono ormai leggenda ("In My Place", "The Scientist" oppure "Clocks") e soprattutto perché ci sono altri brani non famosissimi che ti lasciano senza fiato: in particolare mi riferisco al rock di "Politik", alle atmosfere da sogno del violino in "Warning Sign", alla melodia di "Amsterdam". Vi basta? (Back)


PORCUPINE TREE - In Absentia (Lava, 2002)

Cosa accade quando un gruppo pieno di idee e di talento tecnico-musicale contamina il suo stile prog con pop e hard rock? La riposta è questo album. L'inizio è travolgente: si parte con "Blackest eyes" nel quale il riff iniziale di chitarra distorta si trasforma in melodia nella parte cantata. Poi si passa alla chitarra acustica dominante di "Trains" e alla dolcissima "Lips of ashes". La quarta traccia "The sound of Muzak" è il capolavoro rock trascinante con strofe in 7/4. Il resto dell'album procede alla grande e qui segnalo l'orecchiabile "Prodigal"e la struggente "Heartattack in a layby", nonché le interessanti ".3" e "Collapse the Light into Earth" dove trionfano archi, piano e tastiere. (Back)


THE ROLLING STONES - Forty Licks (Virgin, 2002)

Data la loro incredibile longevità, i Rolling Stones hanno fatto la storia, è innegabile. Tuttavia faccio fatica a suggerire un loro album perché Mick Jagger e soci da diversi anni propongono dal vivo una scaletta abbastanza blindata. Ebbene, questa scaletta e molto altro sono contenuti all'inteno di Forty Licks, una raccolta esaustiva. Qui potete trovare il meglio degli Stones a partire dagli albori. La lista dei brani è sconfinata: "Satisfaction", "Jumpin' Jack Flash", "Ruby Tuesday", "Gimme Shelter", "Symphathy for the Devil" e altro ancora. (Back)


PORCUPINE TREE - Deadwing (Lava, 2005)

Questo disco è il naturale proseguo di In Absentia di tre anni prima. Qui si possono identificare chiaramente tre generi: si va dall'hard rock di "Shallow", "Open Car" o "Halo", alle ballate "Glass Harm Shattering" o "Lazarus", al prog di "Arriving Somewhere but Not Here" o "The Start of Something Beautiful" (con annesso tempo dispari). Questo è un album maturo, godibile e ottimamente suonato. A mio parere uno dei migliori dell'inizio del nuovo millennio. (Back)


MUSE - Black Holes and Revelations (Warner Bros, 2006)

Premetto che a mio giudizio i Muse rappresentano un elemento fondamentale del panorama rock contemporaneo e che la scelta tra i loro lavori è stata dura da effettuare. Il trio inglese ha il grande merito di saper miscelare stili diversi con sonorità e liriche graffianti mantenendo nello stesso tempo un'impronta riconoscibile. Suggerisco perciò questo album come elemento rappresentativo; l'impatto delle prime quattro tracce è devastante con il crescendo di "Take a bow", la melodia orecchiabile di "Starlight", la geniale combinazione techno-rock di "Supermassive black hole" e il colpo di grazia inflitto da "Map of the problematique" che ritengo uno dei migliori brani in assoluto della band. Le altre tracce scorrono via molto bene e la chiusura con la cavalcata-rock "Knights of Cydonia" è un'altra ciliegina sulla torta. (Back)


COLDPLAY - Viva la Vida or Death and All His Friends (Parlophone, 2008)

A mio parere questo disco nel tempo avrà la fama che merita. Ottimi i suoni e la produzione (Brian Eno), ma quello che colpisce è la maturità di un gruppo sempre capace di scrivere ottime melodie. Non ci sono punti deboli nelle 10 tracce del CD tra le quali spiccano la strumentale "Life in Technicolor", il singolo "Violet Hill", l'ormai celebre "Viva la Vida" interamente suonata con gli archi (citazione ai Beatles?), "Death and All His Friends" con il suo crescendo e la geniale "Yes". Il mio consiglio è di acquistare la versione doppia contenente il disco Prospekt March, nel quale c'è "Life in Technicolor II". (Back)


AVENGED SEVENFOLD - Nightmare (Warner Bros, 2010)

Questo album è il tributo al batterista Jimmy "The Rev" Sullivan prematuramente scomparso. Questo evento drammatico ha fornito ai restanti componenti del gruppo quello stimolo per comporre un album-capolavoro in tutte le sue tracce. Alla batteria siede Mike Portnoy dei Dream Theater che decide di eseguire le partiture che il compianto The Rev aveva appena fatto in tempo a comporre. Nasce così un album commuovente, intriso di malinconia, sentimento, rabbia e senso di riscatto/redenzione. Tra i pezzi hard rock segnalo "Nightmare", "Buried alive", "Natural born killer" e la degna chiusura con la metal-prog "Save me", ma gli apici si raggiungono con la ballad strappa-lacrime "So far away" e con i '7 minuti e mezzo di capolavoro' (così ho letto da qualche parte) di "Victim". (Back)


MUSE - The 2nd law (Warner Bros, 2012)

Adoro questo lavoro perché è pensato, ragionato nei dettagli, quasi calcolato. In questo caso la musica è il frutto di una complessa architettura fatta sì di voci e strumenti, ma anche di tanta programmazione, loop, cura nella scelta dei suoni e soprattutto degli arrangiamenti. Naturalmente poteva uscire solo un album contenente diversi generi che spaziano tra il rock, il pop, la musica elettronica e il funky. I tre brani di apertura "Supremacy", "Madness" (vero capolavoro di architettura!) e "Panic station" costituiscono allo stesso tempo il meglio e la sintesi di ciò che bisogna attendersi dall'ascolto, ma tutto l'album scorre davvero bene. (Back)


GRETA VAN FLEET - From the Fires (Republic Records, 2017)

Il XXI secolo è iniziato da tempo e in radio ascolti voce, stile e sonorità che sanno tanto di rock sanguigno anni '70. Per alcuni istanti pensi che i Led Zeppelin sono tornati e invece vieni a sapere che si tratta di quattro giovanotti americani. From the fires è in realtà la combinazione di due EP che contiene solo 8 brani da ascoltare tutti in sequenza, così come accadeva ai vecchi tempi. "Flower power", "Black smoke rising", "Highway tune", ma soprattutto l'iniziale "Safari song" rappresentano una scarica di rock, energia pura e aria fresca per un ritorno al passato dopo quasi mezzo secolo. (Back)


STEVEN WILSON - To the Bone (Caroline, 2017)

Se il prog resiste ed esiste (ancora) nel nuovo millennio, il merito è di gente come Steven Wilson. To the Bone non è un disco interamente prog come i precedenti dell'autore, ma l'influenza prog c'è, e basta ascoltare la spettacolare "Refuge" per rendersene conto. Il disco è dotato di un eclettismo che lo rende frizzante e godibile, come confermano i brani "Nowhere Now" oppure "The Same Asylum as Before". A mio giudizio il valore aggiunto vero è la voce di Ninet Tayeb. La cantante israeliana affianca Steven Wilson nella meravigliosa "To the Bone", nella dolcissima "Blank Tapes" e soprattutto in "Pariah", brano per cui ancora oggi mi domando come sia possibile che non sia diventato un successo mondiale. (Back)


GRETA VAN FLEET - The Battle at Garden's Gate (Lava, 2021)

Reputo questo disco come un capolavoro da diversi punti di vista: tecnicamente la band è ineccepibile, i suoni sono ben curati, le tracce sono tutte di alto livello e infine vedo questo lavoro come un album dei Greta Van Fleet e non come quello di un (presunto) emulo dei Led Zeppelin. L'inizio con "Heat Above" è travolgente, brani come "Age of Machine", "Light My Love" o "The Weight of Dreams" sono memorabili e infine segnalo il fiore all'occhiello "Broken Bells", una ballata che miscela sapientemente piano, chitarra e voce. (Back)